Il «Ferrobedò» incornicia ai due estremi la vicenda di Ragazzi di vita, prima in un’immagine di caos, poi di ordine. Tra le due, è racchiusa l’intera dimensione temporale del romanzo, il conflitto tra il corso lineare del tempo storico e quello circolare dell’esistenza dell’umanità.
La rappresentazione dell’umile Italia delle borgate e del sottoproletariato urbano che le abita, confrontati alla violenza della storia, trova spazio nella poesia di Pasolini e costituisce anche la dimensione lirica di Ragazzi di vita.
Tra il primo e l’ultimo capitolo di Ragazzi di vita il Riccetto subisce un’evoluzione che Pasolini rende visibile tramite la giustapposizione di due episodi speculari, ricchi di richiami testuali, ma dall’esito opposto: il salvataggio della rondinella e l’irreparabile annegamento di Genesio.
Marxista dichiarato, Pasolini rivolge sul mondo uno sguardo che egli stesso definisce «non naturale» e «non laico», ma in qualche modo «religioso». Uno sguardo «creaturale» e realistico, che abbraccia amorevolmente la dolente presenza degli animali, degli uomini e perfino delle cose inanimate.
In Pasolini l’immagine cinematografica ha un’origine figurativa, come figurativa, iconica, è spesso la sua realizzazione. Come le scene di alcuni suoi film mostrano chiaramente i modelli di questa figuralità sono i grandi pittori del Trecento, ma anche Mantegna e Caravaggio.