Gli oggetti desueti, consumati, spesso ridotti a mere liste, attraversano come una cifra caratteristica molta poesia italiana di primo Novecento, in cui la loro oggettiva residualità diventa immagine della residualità dell’individuo.
I temi del disseccamento e della mineralizzazione incontrano, in Montale, la variante della vegetalizzazione, centrale nella lirica degli Ossi e presente come una delle forme montaliane del correlativo oggettivo.
Alla consuetudine con l’oggetto umile, dimenticato, desueto corrisponde in Montale il rifiuto di ogni retorica poetica: nella sua lirica le cose tacciono, l’Io ha perso la sua centralità e se appena si profila una verità, è solo illusione.
Il distacco ironico che caratterizza il rapporto di Montale con il mondo non risparmia le forme letterarie. Ne fa le spese la rima, nascosta e svuotata di significato: un residuo inerte della tradizione, un oggetto desueto.