La grande raccolta baudelairiana de Les Fleurs du mal è un organismo testuale che il suo autore ha concepito come un libro unitario, un moderno «canzoniere» con al centro la figura del poeta che si confronta con la modernità nascente, tra vertiginose altezze e profondità abissali.
Il confronto del poeta con la modernità avviene nello spazio metropolitano, con il suo incessante rumoreggiare e la sua brulicante umanità. Uno spazio che, nel caso di Baudelaire, s’identifica con Parigi, come ha mostrato il grande filosofo Walter Benjamin.
À une passante condensa temi centrali della poesia baudelairiana: il brusio della folla metropolitana, sempre presente e mai rappresentata in Baudelaire, resta sospeso al passaggio della donna, che per un istante, in un lampo, sembra farsi portatrice di un messaggio salvifico.
La bellezza fuggitiva della donna che passa non è che un lampo che il poeta stesso può solo tentare di fissare nella forma della poesia, la quale, con i suoi ricercati equilibri interni, diventa di per sé portatrice di significato.
Il testo poggia su un articolato sistema di ossimori, nel quale si fissa l’irriducibile lontananza tra la dimensione presente e un altrove irraggiungibile, concepibile ormai, per l’uomo e per il poeta moderno, esclusivamente come perdita.