Intorno alla corte imperiale di Federico II fiorisce l’esperienza della Scuola siciliana, fondamentale per la storia della nostra italiana, che guarda al modello splendido dei trovatori provenzali, i quali, con i loro testi e con la loro presenza, agirono come primo seme della lirica europea.
Il modello trobadorico proponeva un testo poetico concepito da un’unità inscindibile di parole e musica; i siciliani, invece, romperanno questa unità, consacrando tutta la loro attenzione alla parola e alle forme.
Il trasferimento del modello trobadorico dalle corti feudali del Sud della Francia alla corte imperiale di Federico II comporterà anche un profondo mutamento di prospettive, un’innovazione radicale scaturita dall’incontro con la nuova realtà.
La varietà di generi e di modi con cui si confrontano i Siciliani trova nel contrasto di Cielo d’Alcamo una realizzazione esemplare, interamente giocata intorno al rovesciamento ironico dei temi cortesi, abbassati all’immediata concretezza materiale.